Latino: domande a risposta singola – esami di stato- terza prova- tipologia B Pontecorvo

Latino- domande a risposta singola- tipologia B- 5°  A Pontecorvo

 

1) Orazio: La morale nelle satire

2) Ovidio: La militia d’ amore

3) Livio: Ab urbe condita (Il periodo storico che tratta)

4) Il mito nell’ opera di Livio

 

1)Orazio: La morale nelle satire

Con Orazio il genere satirico riceve una canonizzazione classica. Le satire di ispirazione luciliana presentano, come personaggi, tipi rappresentativi che incarnano i difetti degli uomini, per esempio l’ avaro. Orazio critica tali difetti, sostenendo che l’ uomo debba vivere in equilibrio ed armonia, distaccandosi dalle ricchezze e cogliendo a pieno le occasioni del presente.

 

2)Ovidio: La militia d’ amore.

Ovidio nelle sue opere dice che l’ uomo deve saper conquistare una donna non essendo suo servitore, ma essendo un soldato che milita nelle schiere di Cupido. La donna, invece, deve saper ingelosire il proprio amante, anche con il tradimento.

 

3)Livio: Ab urbe condita (Il periodo storico che tratta)

Ab urbe condita di Livio parla della storia di Roma dalla sua fondazione fino alla morte di Druso, passando per tappe fondamentali quali le guerre sannitiche e la distruzione di Cartagine. Livio si rivolge al passato e agli antichi valori, ma si rende conto che la società è corrotta e non potrà mai cambiare.

 

4)Il mito nell’ opera di Livio

Livio, nella sua opera, Ab Urbe condita, sceglie di parlare del passato di Roma, in quanto la presente società è corrotta. Egli, attraverso l’ uso del mito,cerca di dare importanza ai vecchi valori (Fides, Pietas, Gravitas). Il mito, quindi, assume una funzione civilizzatrice della società.

 

 

 

 

 

 

Latino- domande a risposta singola- tipologia B- 5°  A Socio- Pontecorvo.

1)La funzione del banchetto nelle opere di Orazio.

2)In che modo può essere stimolato il desiderio negli Amores di Ovidio?

3)L’ ineluttabilità del declino di Roma nell’ opera di Livio

4)L’ ineluttabilità del declino di Roma nell’ opera di Livio

Durata della verifica: 1 ora

Lunghezza delle risposte: 5 righe di corsivo a mano

1)La funzione del banchetto nelle opere di Orazio

Nelle Odi di Orazio , il banchetto assume una particolare importanza, perché ci invita alla gioia e ci allontana dagli affanni della vita.

 

2)In che modo può essere stimolato il desiderio negli Amores di Ovidio?

Per il poeta, il desiderio viene stimolato dalla difficoltà di approccio, pertanto bisogna rendere le cose difficili: negarsi, tradire, suscitare comunque la gelosia e questo da parte di ambo i sessi.

 

3)Il periodo storico che abbraccia l’ opera di Livio

L’ opera di Livio, Ab Urbe condita libri, racconta  la storia di Roma, dalla fondazione alla morte di Druso. Sono 142 libri, ognuno dei quali tratta una guerra importante.

4)L’ ineluttabilità del declino di Roma nell’ opera di Livio

A Roma i valori umani sono in declino ed anche per questo l’ impero è in crisi, ma non possiamo farci niente: è la storia che va. Tuttavia possiamo recuperare i valori utili alla società attuale, tornando al passato, dove il mito consolidava i rapporti.

 

 

 

 

 

Latino- domande a risposta singola- tipologia B- 4°  A  Pontecorvo

 

1) Sallustio e le guerre civili

2) Sallustio e la teoria del metus ostilis

3) Perché Cesare andò in Gallia

4) Il carattere etnografico del De bello gallico

Durata della verifica: 1 ora

Lunghezza delle risposte: 5 righe di corsivo a mano

 

1)Sallustio si trova a vivere, e non solo come spettatore passivo, durante il cinquantennio che comprende  le più sanguinose guerre civili romane. Egli infatti nasce durante lo scontro tra Mario e Silla, vive quello di Cesare e Pompeo, muore quando si profila all’ orizzonte lo scontro  tra Ottaviano e Antonio.

 

2)Sallustio, analizzando il contesto storico critico contemporaneo, teorizza che la crisi a Roma abbia origini abbastanza remote. Fin dalla distruzione di Cartagine era venuto a mancare il metus hostilis (la paura del nemico) che aveva reso i Romani forti, compatti e valorosi: di qui la degenerazione sociale che aveva portato l’ indebolimento dei valori cardine della società romana.

 

3)Cesare capisce che ha bisogno di un suo esercito personale e perciò si fa assegnare il proconsolato in Gallia, che riesce a conquistare grazie alla superiorità strategica dei Romani: è proprio grazie al rapporto di fiducia e fedeltà che instaura con il suo esercito in Gallia, che Cesare potrà battere successivamente Pompeo nella battaglia di Farsàlo.

 

4)Per etnografia si intende parlare degli usi e dei costumi dei popoli. Da questo punto di vista, Cesare è importante perché sarà il primo autore a distinguere il popolo dei Galli da quello dei Germani per le loro tradizioni, mentre prima non si conoscevano differenze.

 

 

Latino – Domande a risposta semplice- tipologia B- 3° A Pontecorvo.

Rispondere in cinque righe; Impiegare 1 ora di tempo.

Alcune risposte tipo:

 

Terenzio: Elencate le sue commedie e raccontatene una

Tra le opere di Terenzio ricordiamo Andria, Eunucus, Phormio, Adelphoe, Hecyra. In quest’ ultima opera l’ autore propone un tema che nel tempo è rimasto vivo in quasi ogni famiglia: i contrasti tra la suocera e la nuora. Pànfilo, dovendo partire, lascia la moglie, Filùmena, a cena con la madre e al suo ritorno scopre che se n’ è andata dai suoi genitori; di ciò incolpa la madre che un po’ ipocritamente cerca di difendersi da queste accuse.

 

Spiega la chimica dei caratteri e dei sentimenti in Terenzio.

Terenzio sceglie come modello Menandro, perché egli è interessato alla “chimica”: essa consiste nell’ osservazione di come un personaggio con un proprio carattere ed una propria  educazione reagirà quando sarà messo a confronto con individui diversi. Partendo da queste osservazioni, egli vuole fornire un valore anche educativo alle sue opere.

 

Parlate delle opere di Catone.

Le opere più famose di Catone sono: il “De agri cultura”, dove evidenzia l’ importanza della coltivazione dei campi ed invita a restare legati al terreno, indipendentemente dal proprio lavoro; le “Origines”, dove parla in maniera dettagliata della storia di Roma; i “Libri o praecepta ad Marcum filium”, un libro di testo  a carattere enciclopedico, interamente rivolto all’ educazione del figlio ed, infine, il “Carmen de moribus”, una poesia che contiene molti precetti morali e dei proverbi.

 

Parlate del duro criterio economico su cui si basa Catone nel rapporto verso i  sottoposti.

Catone eredita dai genitori il rispetto e l’ amore per i campi, ma non altrettanto per gli schivi ed i servi: questi devono essere sfruttati al massimo, come se fossero soltanto degli attrezzi; su tutto deve prevalere il massimo profitto.

 




Petronio: Il rapporto fra Trimalcione e il coatto romano

Come Trimalcione è un uomo arricchito che vuole sembrare colto e raffinato, ma fa ridere, così il coatto romano vuole sembrare  più emancipato degli altri, ma fa ridere.

Dal “Satyricon” di Petronio

31] […] Così finalmente ci mettemmo a tavola, con valletti di Alessandria che versavano acqua ghiaccia sulle mani, e altri che li rimpiazzavano ai piedi e con estrema precisione toglievano le pipite.
E neppure questo servizio così ingrato li faceva star zitti, ma in quel mentre cantavano.
Io volli provare se tutta la servitù cantava e chiesi allora da bere.
Lì pronto mi secondò un valletto con un gorgheggio non meno stridulo, e così ogni altro a pregarlo di qualcosa.
Sembrava un coro di pantomima, non il triclinio di un padre di famiglia.
Fu servito comunque un antipasto di gran classe, che tutti ormai erano a tavola, all’infuori di lui, Trimalcione, al quale in nuova usanza era riservato il primo posto.
Quanto al vassoio, vi campeggiava un asinello in corinzio con bisaccia, che aveva olive bianche in una tasca, nere nell’altra.
Ricoprivano l’asinello due piatti, su cui in margine stava scritto  il nome di Trimalcione e il peso dell’argento. E vi avevano saldato ancora dei ponticelli, che sostenevano ghiri cosparsi di miele e papavero.
E c’erano dei salsicciotti a sfrigolare su una graticola d’argento, e sotto la graticola susine di Siria con chicchi di melagrana.

[32] Si era alle prese con tali delizie, quando lui, Trimalcione, giunse lì trasportato a suon di musica, e, come lo ebbero deposto tra guanciali minuscoli, chi fu colto alla sprovvista non si tenne dal ridere.
Da un mantello scarlatto lasciava infatti sbucare la testa rapata, e intorno al collo, rinfagottato dall’abito, si era messo un tovagliolo con liste di porpora e frange spenzolanti qua e là.
Aveva poi nel dito mignolo della mano sinistra un grosso anello placcato d’oro, e nell’ultima, falange del dito seguente un anello più piccolo, d’oro massiccio, avrei detto, ma certo con sopra saldate come delle stelle in ferro E, per non far mostra di quei preziosi soltanto, mise a nudo il braccio destro, che era adorno di un’armilla d’oro e di un cerchio d’avorio con una lamina luccicante all’intorno.

[33] Quindi, scandagliati i denti con uno stecchino d’argento, « Amici, – disse, – ancora non mi era a grado venire nel triclinio, ma, per non farvi in mia assenza aspettar troppo, sacrificai tutto quanto mi piace.
Permetterete comunque che si finisca la partita ». Lo seguiva un valletto con una scacchiera di terebinto e dadi di cristallo, e notai in proposito un particolare estremamente raffinato, che invece di pedine bianche e nere si usavano monete d’oro e d’argento.
Intanto, mentre lui tra una mossa e l’altra dava fondo al vocabolario dei carrettieri, dinanzi a noi, che eravamo ancora all’antipasto, fu collocato un vassoio con sopra una cesta, in cui c’era una gallina di legno con l’ali aperte a cerchio, come stanno di abitudine quando covano.
Si accostano suubito due schiavi, che in un concerto assordante prendono a frugare tra la paglia e tiratene fuori uova di pavone su uova, le dividono tra i convitati.
A questo colpo di scena, Trimalcione volge il capo, e « Amici, – dice, – uova di pavone ho fatto mettere sotto la gallina. Ma ho paura, per bacco, che ci sia già la famiglia! Ad ogni modo, proviamo se sono ancora da bere. Si, si possono bere ».
Riceviamo dei cucchiaini da mezza libra almeno e rompiamo quelle uova rivestite di pasta frolla.
Io però fui a un pelo dal gettar via la mia porzione, ché in effetto mi pareva ci fosse già il pulcino.
Ma poi, quanto sento da un commensale di vecchia data « Qui dev’esserci qualcosa di buono », frugo con la mano dentro il guscio e trovo immerso nel tuorlo pepato un beccafico bello grasso.

[34] Già Trimalcione, interrotta la partita, si era fatto anche lui servir di tutto, invitandoci a gran voce, se qualcuno ne aveva voglia, a prendere di nuovo vin melato, allorché parte dall’orchestra un segnale e il coro cantando toglie via sul momento gli antipasti.
Nella confusione che segue un piatto viene a cadere e un valletto lo raccoglie da terra, ma se ne accorge Trimalcione, che fa prendere a schiaffi il valletto e gli fa gettare giù il piatto un’altra volta.
Giunge pronto un cameriere e si mette a spazzare il piatto d’argento con le altre immondizie.
Entrano poi subito due Etiopi ben chiomati con certi otri minuscoli, sul tipo di quelli che servono nell’anfiteatro a innaffiare l’arena, e ci versano vino sulle mani. Che d’acqua nessuno ne offriva.
Complimentato per tanto buon gusto, « Marte – risponde il padrone – vuole tutti alla pari. Per questo ho disposto che a ciascuno fosse riservato un tavolo personale. E così anche gli schiavi puzzoni ci terranno meno caldo con il loro pigia pigia ».
Arrivano all’istante delle anfore di cristallo accuratamente sigillate, che portano attaccate al collo etichette con la scritta: « Falerno Opimiano di cent’anni »
Mentre noi ci leggiamo tali scritte, Trimalcione batte le mani l’una con l’altra, e « Ahi, – esclama, – dunque il vino vive più a lungo dell’ometto! Ma allora facciamo le spugne. È vita il vino. E questo che offro è Opimiano garantito. Ieri non ne ho servito di così buono, e sì che le persone a cena erano di molto più riguardo ».
Mentre noi dunque si beve, tutti in estasi in mezzo a quel lusso, arriva uno schiavo con uno scheletro d’argento, articolato in modo che le sue giunture e vertebre erano disnodate e flessibili in ogni senso.
Come lo getta sulla tavola una prima e una seconda volta, e la catena guizzante assume pose diverse, Trimalcione commenta:

« Ahi, che miseri siamo, che nulla a pesarlo è l’ometto!
Così saremo tutti quel giorno che l’Orco ci involi.
Perciò viva la vita, finché si può star bene ».

[35] Agli applausi tenne dietro una portata non grandiosa certo come ce l’aspettavamo, ma il suo aspetto bizzarro attirò l’attenzione generale.
Si trattava di un’alzata rotonda, che aveva disposti in giro i dodici segni, su ciascuno dei quali l’imbanditore aveva collocato quel cibo che meglio si adattava al soggetto: sull’Ariete ceci arietini, sul Toro un pezzo di manzo, sui Gemelli testicoli e rognoni, sul Cancro una corona, sul Leone un fico d’Africa, sulla Vergine una vulvetta, sulla Libra una bilancia, con una focaccia al cacio in un piatto e una al miele nell’altro, sullo Scorpione un pesciolino di mare, sul Sagittario un occhiofisso, sul Capricorno un’aragosta, sull’Acquario un’oca, sui Pesci un par di triglie.
Nel mezzo poi una zolla strappata con l’erba sosteneva un favo.
Un valletto egizio faceva girare del pane in una teglia d’argento… ed anche lui con voce cavernosa storpiò un’aria del mimo « Il mercante di silfio ».
Poiché noi ci accostavamo un po’ ingrugniti a cibi così ordinari, « Vi prego, – fece Trimalcione, – pranziamo: qui c’è il sugo del pranzo ».

[36] Appena questo disse, ecco quattro valletti accorrere danzando a suon di musica e togliere il coperchio dell’alzata.
Ciò fatto, vediamo lì dentro capponi e pancette, e in mezzo, a far da Pegaso, una lepre fornita d’ali.
E notammo ancora agli angoli dell’alzata quattro figure di Marsia, dai cui otricelli scorreva una salsa pepata, con sotto dei pesci che nuotavano in una specie di euripo.
Tutti applaudiamo a incominciare dai servi e ridendo muoviamo all’assalto di quella roba prelibata.
Non men lieto anche lui per la bella sorpresa, «Scalca» dice Trimalcione.
Avanza immediatamente un trinciante, che fa a pezzi le vivande con una pantomima a suon di musica, da sembrare un essedario (gladiatore) quando si batte accompagnato dall’organo.
Tuttavia Trimalcione martella con voce cadenzata: « Scalca, Scalca ». Io, preso dal sospetto che quella parola così ripetuta voglia essere una facezia, non mi perito di proporre un simile quesito al commensale che ho dietro.
E questi, che aveva già assistito tante volte a giochetti del genere, « Vedi – dice – quel tale che scalca le vivande? Scalca si chiama. Così lui ogni volta che dice ” Scalca ” con un’unica parola e chiama e ordina ».

 

Durata della verifica: 1 ora

Lunghezza delle risposte: 5 righe di corsivo a mano

Latino: domande a risposta singola – esami di stato- terza prova- tipologia B Pontecorvoultima modifica: 2010-02-23T19:33:00+01:00da flosm5
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