Animali in estinzione nelle campagne di Aquino
La vipera
Alcuni anni fa c’era qualche vipera nel bosco Toccheto e nei campi durante l’ estate, ma attualmente non ce ne sono più, tanto che gli amanti della natura stanno facendo una campagna di ripopolamento, buttando sacchetti di vipere ogni tanto (si dice). Io direi di farsi tranquillamente passeggiate in mezzo alla natura, perché non si è mai sentito parlare di morso di vipera o di semplice avvistamento.
Il pettirosso
Il pettirosso è un timido e silenzioso uccellino invernale. Attualmente sta attraversando un periodo a rischio di estinzione a causa dell’ inquinamento perché si nutre dei piccoli insetti avvelenati dai pesticidi degli agricoltori: se ne vedono pochissimi esemplari per le campagne e si tengono molto lontani da noi esseri umani.
Il rospo
Come il pettirosso è stato ridotto in maniera allarmante il loro numero perché anche loro mangiano gli insetti avvelenati dalla disinfestazione dei campi. Ironia della sorte, essi stanno finendo proprio perché l’ uomo vuole raggiungere quegli obiettivi che potrebbe ottenere con la loro presenza.
La beccaccia
Rarissimi esemplari si possono osservare durante il periodo invernale nella nostra selva Toccheto e solo da esperti cacciatori che ancora la cercano come preda di cui essere orgogliosi. Essa è vittima sia dei cacciatori che dei pesticidi, anch’ essa mangia insetti.
Il ramarro
Una volta, quando si andava per i boschi a cercare asparagi, si vedevano spesso dei ramarri che incutevano anche un po’ di paura in noi ragazzi, ma oggi il loro numero si è molto ridotto perché anche loro mangiano insetti avvelenati.
Il frosone
Era un uccello ambito. Alcuni ragazzi più grandi erano in grado di acchiapparlo attraverso l’ inganno dell’ “alberetto”, che consisteva nel mettere sopra un albero una gabbia di richiamo con la femmina circondata da bastoncini di vischio: quando l’ uccello arrivava, si trovava impastoiato con le ali nella colla del vischio e così l’ uccellatore arrivava e lo imprigionava nella gabbia, dove lo teneva per il suo bel piumaggio.
Il fringuello
Negli anni ’50 e ’60,quando si seminava con i buoi, era frequente vedere dei fringuelli che andavano alla ricerca di insetti o semi rimasti in superficie. Alcuni li catturavano per tenerli in gabbia, ma non vivevano molto.
Il beccafico
Detto nel gergo dialettale “ficarolo”, perché mangiava i fichi. Era ambito dai cacciatori per la sua carne saporita. Si teneva volentieri in gabbia per il suo bel piumaggio e per questo alcuni ingenui “uccellatori “ preparavano delle trappole a base di vischio per catturarlo.
La volpe
La volpe faceva parte dei nostri problemi: essa veniva di notte a prendersi le galline. Nella nostra comunità esistevano cacciatori esperti che si appostavano di notte sopra una quercia nell’ attesa del suo passaggio che era stato individuato dalle piste scoperte durante il giorno. La volpe ammazzata veniva portata in giro per le case dove ringraziavano il cacciatore regalandogli un pollo. Alla sera tutti gli amici si riunivano e si facevano una grande abbuffata con i doni.
Il nibbio
Era una minaccia per la massaia: quando si sentiva il verso del nibbio, subito si correva in soccorso della chioccia, altrimenti si perdeva qualche pulcino. Capitava abbastanza spesso di assistere alla picchiata ed alla terribile presa dei suoi artigli che raramente lasciavano sfuggirsi la preda, solo quando si interveniva istantaneamente: allora vedevi il povero pulcino sfuggito alla presa perdere del sangue e dare l’ ultimo respiro.